La Commissione per la Protezione dei Dati (DPC), responsabile del controllo dell’adesione alla carta dei diritti dei dati Gdpr della UE ha imposto, nelle scorse settimane, una multa di 225 milioni di euro a WhatsApp, (circa lo 0,8% del profitto di Facebook nel 2020), per aver violato le leggi sulla privacy a seguito di un’indagine avviata nel 2018.
I regolatori accusano l’app di non aver informato abbastanza chiaramente i cittadini dell’Unione europea sulla gestione e condivisione dei loro dati.
Questa è la seconda multa più onerosa rilasciata dall’Ue contro un’azienda tecnologica statunitense per la violazione delle norme sulla privacy, dopo quella data ad Amazon.
Ma anche un altro colosso del web ha preso una multa da 180 milioni di dollari per abuso di posizione dominante nel mercato. È successo a Google, in Corea del Sud, per aver spinto in maniera illegittima i produttori di smartphone a utilizzare in maniera esclusiva il sistema operativo Android.
La Korea Fair Trade Commission (KFTC) già dal 2016 aveva aperto un’inchiesta sulle accuse nei confronti di Google di aver impedito la concorrenza rispetto ai sistemi operativi degli apparati di produttori come Samsung e LG.
Dopo le multe salatissime questi colossi presteranno più attenzione alla privacy e al libero mercato?